CONSARC/GALLERIA snc, Via F.Borromini 2, 6830 Chiasso
Questa mostra nasce da un'operazione forse azzardata: invitare tre artisti di diversi linguaggi espressivi - un performer, un cineasta e un fotografo - a concepire un allestimento in cui le loro
Silvano Repetto, performer, agisce da collante con i colleghi in mostra. Propone la sua ultima "performance inutile", nata su una spiaggia deserta al finire della stagione, dove offre da bere a un pubblico assente. Artista conosciuto nel tempo, Repetto ha portato le sue action-art anche al MASI (febbraio 2021) in un periodo in cui le mostre stesse sembravano "inutili", chiuse al pubblico durante il lockdown.
Mirko Aretini, cineasta con una solida carriera alle spalle tra documentari, film e video-arte, è un narratore attento alla introspezione umana personale e delle vite altrui. Per questa occasione, inverte il ruolo tradizionale dell’artista: non è lui a raccontare, ma invita il pubblico a condividere le proprie emozioni di fronte a scatti fotografici che diventano proiezione metaforica dell’immagine intesa come fotogramma filmico del quotidiano. Tutto può essere un film, è questione di sguardo.
Gian Paolo Minelli, fotografo con decenni di esperienza nelle arti visive, presenta una serie di scatti realizzati durante i suoi ripetuti viaggi in Argentina, spesso in solitaria. I suoi paesaggi desertici, dove la vita stenta ad affermarsi e solo pochi cactus o tracce di civiltà passate rompono la solitudine, ritraggono colline e montagne testimoni di millenni di storia planetaria. Queste fotografie evocano visioni di un mondo abbandonato o di colate di magma ormai solidificate. Rocce e materia minerale, apparentemente insignificanti, diventano nelle sue composizioni geometriche e informi, moniti di un futuro possibile per un pianeta affaticato dall'uomo.
Fotografia, cinema e performance si intrecciano così senza la pretesa di un'affermazione artistica definitiva, ma con l'obiettivo di invitare il pubblico a riflettere. Il legame tra le opere non è dichiarato, ma cercato, offrendo ai visitatori diversi linguaggi per parlare di immagine.
Mirko Aretini, cineasta con una solida carriera alle spalle tra documentari, film e video-arte, è un narratore attento alla introspezione umana personale e delle vite altrui. Per questa occasione, inverte il ruolo tradizionale dell’artista: non è lui a raccontare, ma invita il pubblico a condividere le proprie emozioni di fronte a scatti fotografici che diventano proiezione metaforica dell’immagine intesa come fotogramma filmico del quotidiano. Tutto può essere un film, è questione di sguardo.
Gian Paolo Minelli, fotografo con decenni di esperienza nelle arti visive, presenta una serie di scatti realizzati durante i suoi ripetuti viaggi in Argentina, spesso in solitaria. I suoi paesaggi desertici, dove la vita stenta ad affermarsi e solo pochi cactus o tracce di civiltà passate rompono la solitudine, ritraggono colline e montagne testimoni di millenni di storia planetaria. Queste fotografie evocano visioni di un mondo abbandonato o di colate di magma ormai solidificate. Rocce e materia minerale, apparentemente insignificanti, diventano nelle sue composizioni geometriche e informi, moniti di un futuro possibile per un pianeta affaticato dall'uomo.
Fotografia, cinema e performance si intrecciano così senza la pretesa di un'affermazione artistica definitiva, ma con l'obiettivo di invitare il pubblico a riflettere. Il legame tra le opere non è dichiarato, ma cercato, offrendo ai visitatori diversi linguaggi per parlare di immagine.